Il Centro Romagna è chiamato così perché è stato fondato, nel 1990, da Padre Bernardo Coccia, cappuccino romagnolo di Misano Monte, e perché i romagnoli hanno fino ad ora costituito il principale sostegno dell'opera, anche se le iniziative del Centro stanno trovando validi sostegni in molte altre zone d'Italia.
Centro Romagna è il nome con il quale l'iniziativa è nota in Italia, perché in Etiopia, dove le organizzazioni straniere sono definite in lingua inglese, si chiama “Children’s Education for Development”, in altre parole “educazione dei bambini per lo sviluppo”. La sua struttura è composta da 1 padre cappuccino italiano, Padre Bernardo, parroco della parrocchia S. Salvatore degli italiani, fondatore ed animatore del Centro, e 5 suore cappuccine di Madre Rubatto. Questa piccola squadra è aiutata da un certo numero di collaboratori etiopi.
Padre Bernardo è nato nel 1949, ordinato sacerdote nel 1976 ed è in Etiopia dal 1978. Fin dall’inizio della sua attività pastorale si era posto il problema di come aiutare concretamente la popolazione; ma il paese era in uno stato tragico di disordine a causa della guerra, e fino al 1990 non fu possibile prendere nessuna iniziativa. Cambiata la situazione, iniziò un primo timido tentativo. La sede delle attività d’aiuto era un vecchio container, fuori città nel convento delle Suore Cappuccine di Madre Francesca Rubatto.
Nel 1992 il C. E. D. (le iniziali del nome inglese del Centro Romagna), ottenne dal comune un terreno in città di 6000 metri quadri. Occorre però ricordare che Addis Abeba è una città molto sparsa, e si stende su un'area molto vasta. Su questo terreno si trovano ora tre capannoni dentro i quali sono sistemati 15 container. Questi, sono stati verniciati di bianco, provvisti di finestre e di porte e sono utilizzati per le diverse attività del Centro. In un container è sistemata la panetteria, con l’impastatrice, il forno; un altro contiene i giocattoli per l'asilo, in uno è alloggiato l'ufficio nel quale avviene la registrazione e il controllo di tutte le attività del Centro.
In un capannone formato dai container le suore tengono il corso di taglio, cucito e ricamo.
Qualche tempo fa, sul terreno, che nel frattempo è stato recintato con un muro e munito di cancello all’ingresso, il Comune d’Addis Abeba ha concesso la licenza edilizia per la costruzione della scuola. La costruzione della scuola ora è completata; il nuovo edificio ha 24 aule e alcune camere per chi vorrà andare ad insegnare un mestiere ai ragazzi o a prendere visione della missione. Il costo dell’opera è stata di circa 5 miliardi.
Di recente è stato terminato un asilo dedicato a Don Giuseppe Rauzi, stimato parroco di Bolzano e a Marco Zaganelli di Pesaro, scomparso prematuramente, il finanziamento di questa seconda opera, da parte delle famiglie e da organizzazioni pubbliche, è per quattro quinti del totale. La prossima spesa sarà l’acquisto dei banchi per la scuola materna e per i locali refezione.
QUALI SONO GLI SCOPI DEL CENTRO ROMAGNA
Il Centro Romagna è una piccola organizzazione che cerca di portare un contributo allo sviluppo dell'Etiopia, paese al fondo della lista della povertà mondiale.
Quest’ultima condizione deriva da diverse cause: alla base c'è una situazione antica di povertà, in un paese prevalentemente montuoso, con difficili comunicazioni, nel quale la vita di un gran numero di persone è sempre stata breve e la sopravvivenza affidata al poco che si può trarre da una terra difficile e spesso soggetta a siccità. A queste difficili condizioni di vita, si è aggiunto dal 1977 al 1993, uno stato di conflitto fra etnie, che ha procurato trasferimenti forzati di masse di abitanti da una parte all’altra del paese, e, una tremenda miseria e malattie causate da centinaia di migliaia di profughi emigrati dall’Etiopia, o immigrati da paesi confinanti in stato di guerra interna. Dal 1994 era tornata la pace, ma dal 1997 è ricominciata la guerra con l’Eritrea, pertanto tuttora permane il problema dei profughi e della estrema miseria della popolazione.
La forma d’aiuto scelta dal Centro Romagna è quella di facilitare l’istruzione dei bambini, perché essi sono il futuro d’ogni paese e costituiscono il 46% della popolazione totale dell’Etiopia, basti pensare che oggi solo 2% della popolazione ha più di 65 anni, sono docili e ricettivi e imparano facilmente; molti sono orfani di padre o di madre, o di entrambi i genitori. Secondo Padre Bernardo (fondatore del Centro Romagna), dedicarsi a sostenere l'istruzione dei bambini è il sistema migliore per contribuire allo sviluppo del Paese. Egli non ritiene che la soluzione del problema possa essere la semplice e continua fornitura di alimenti, da parte dei paesi ricchi, ma di offrire la necessaria istruzione al maggior numero possibile di persone, per far sì che possano trarre il necessario anche da un territorio difficile socialmente ed economicamente; tutto questo per rispetto della dignità umana e perché è l’unico modo per risolvere il problema.
Momentaneamente il mezzo migliore per fornire istruzione ai bambini è di permettere loro di frequentare la scuola statale, la quale è strutturata in modo simile a quella italiana, cioè 5 elementari, 3 medie e 4 superiori, per un totale di 12 anni. In Etiopia la scuola statale non è obbligatoria, e quindi non è gratuita; il costo non è molto elevato ma pur sempre troppo per le loro disponibilità economiche. Attualmente necessitano per frequentare la scuola circa 15 / 16 euro mensili.
Il modo più simpatico e adatto per raggiungere l’intento è quello “dell’Adozione a distanza per studio“, che crea un rapporto diretto fra la famiglia italiana adottante ed il bimbo adottato.
In pratica, il Centro Romagna seleziona fra i bambini indigenti ed orfani di uno o di entrambi i genitori (purché vivano con una persona che si prenda cura di loro), quelli che mostrano buona volontà e predisposizione allo studio, e li propone alle famiglie italiane che credono in questo programma.
Questo modo di adottare a distanza fa si che il bimbo e le loro famiglie ne abbiano un vantaggio nel costruire il loro futuro senza che debbano emigrare rinunciando alla loro cultura e senza essere sradicati
dal loro ambiente e dalla loro religione.
La quota mensile inviata al C. E. D. non viene consegnata direttamente al bambino, ma vengono sostenute tutte le spese documentate che sono necessarie sia alla scolarizzazione che alla salute del ragazzo. La parte eccedente viene versata su un libretto bancario personale del ragazzo al quale può accedere il tutore, ma con due limiti imposti dal Padre, ritirare solo il 50% alla volta, della somma presente e non più di 2 volte all’anno. Questo è stato necessario per preservare del denaro per il ragazzo quando avrà la libertà di decidere da solo. Il C.E.D. spedisce alla famiglia adottante tutte le informazioni sul bambino, nome, cognome, età, composizione della famiglia, indirizzo, foto, consegna al bambino tutte le lettere che la famiglia adottante vuole spedirgli, traducendogliele in lingua amarica, i pacchi con indumenti o regali utili, e spedisce alle famiglie le letterine di risposta dei bimbi adottati, con la traduzione in lingua italiana.
LE ATTIVITÀ DEL CENTRO.
Seleziona i bambini e i ragazzi maschi e femmine da inviare a scuola, in base all’età, alla struttura della famiglia, alle condizioni economiche. Controlla la diligenza nella frequenza e nel profitto, amministra le quote inviate dalle famiglie adottanti, cura i rapporti fra genitori adottivi e i loro bambini. Attualmente il Centro, mediante le famiglie italiane, mantiene a scuola circa 5000 bambini.
Gestisce direttamente, col permesso del governo, un asilo che prepara i bimbi alla 1° elementare e la prima e seconda elementare. L’asilo è frequentato, dalle 8 alle 16 d’ogni giorno, da circa 300 bambini con età di 3 -5 anni.
Gestisce il laboratorio di sartoria: le ragazze, soprattutto mamme e sorelle dei bambini assistiti dal Centro, frequentano un corso di taglio e cucito e ricamo, guidato dalle suore, con durata biennale. Alla fine del corso viene rilasciato un attestato. I lavori di ricamo sono successivamente commercializzati dai Centri Missionari in Italia per aiutare e rendere indipendenti economicamente il Centro e le madri stesse.
Gestisce un pronto soccorso, per i bimbi ed i loro parenti, la “Clinica St. Raphel”, offerta da una famiglia italiana in memoria del figlio. La clinica è gestita da una suora cappuccina, infermiera professionale, ma chiedono la collaborazione di medici italiani che possano partecipare anche per pochi giorni all’iniziativa.
Lezioni collettive di ripetizione: il sabato mattina (il sabato e la domenica non si va a scuola), per i bambini delle prime tre classi elementari funziona un aiuto extra scolastico attraverso ripetizioni, è disponibile anche per i bambini la refezione.
Lezioni d’inglese: durante le vacanze estive vengono effettuati dei corsi di recupero in lingua inglese, le lezioni sono divise in tre livelli di conoscenza, per il momento limitato a circa 200 ore.
E’ iniziata la scuola professionale per quei ragazzi che, finita la scuola elementare, non desiderano proseguire gli studi, per ora limitatamente ai corsi di meccanico, di computer (appena disponibile il locale e le attrezzature necessarie), falegnameria, coltivazione, panetteria e dolci, ecc.